La prassi per i ferri da scavo (archeologici soprattutto), vorrebbe che il restauro partisse dai primi momenti in cui riesumi il maufatto, (per evitare di lasciare il pezzo umido a contatto con l'aria), direttamente sul posto, ci vorrebbe un'asciugatura non naturale, ma artificiale,ad esempio con lampade ad IR, o in alternativa, sigillare il tutto in delle buste impermiabili con dentro composti disidratanti (le palline di gel di silice che assorbono l'umidità ad esempio)...oppure se non si asciuga si può immeregere i pezzi in soluzioni riducenti come il solfito di sodio (riducente) al 63gr/l e idrato di sodio cioè soda caustica al 20gr/l (inibitore), che non blocca, ma rallenta la corrosione.
Considerando che questo primo restauro è pressochè poco praticabile (o perchè non se ne è a conoscienza o perchè troppo pigri noi metallari) e quindi si passa direttamente all'altro, a casa...
1) Il primo punto è sgrossare con pulitura meccanica con martelli bisturi minitrapani minipercussori, microsabbiatura, bisturi e vasche a ultrasuoni ecc..o con soluzioni chimiche, magari a base di acido fosforico, ma mai acido cloridrico perchè rilascia cloruri, principali responsabili della corrosione, e anche dopo molti lavaggi è difficile toglierli..
Per ammorbidire i prodotti di corrosione (cioè le scaglie e le bolle) si può dare olio di paraffina ecc...
2) Dopo la pulitura c'è il lavaggio che in generale va bene con acqua deionizzata per i metalli, ma per il ferro nello specifico no, almeno di non utilizzare acqua deareata (cioè distillata con l'aggiunta di un prodotto che toglie l'ossigeno disciolto), perchè il principio è togliere la fonde di ossigeno, ovvero l'ossidante...
Il lavaggio (anche molti e duraturi, ad alte temperature tipo 60-90° e volendo anche a spruzzo) serve a spurgare parte dei componenti della corrosione ma non tutti, soprattutto i cloruri...
Il lavaggio può essere abbinato a acqua d. e inibitori della corrosione
Altro lavaggio da eseguire è con soda caustica 0,5 Molare (cioè circa 20 gr/litro)
Per decapare (CIOè TOGLIERE I CORROSIVI DAL PEZZO e derugginire) si possono usare soluzioni di EDTA (chelante di vari metalli= cioè le cattura e le complessa poi con il lavaggio si spurgano, acido ortofosforico acido citrico ecc...1 parte di ammoniaca e 4 di acqua ossigenata al 30 %
Oppure usare l'elettrolisi in soluzione di sodacaustica al 2%, tensione 2 volt e ampere 10. Attenzione ai tempi e alla pratica elettrolitica, perchè essendo molto aggressiva se non controllata si può stravolgere l'identità del manufatto, e portarlo allo stato di pulitura a specchio, antiestetica e antistorica
3) Poi dovresti asciugare bene il pezzo (i professionisti usano le IR=infrarossi) senza però ventilarlo, oppure si possono mettere in forno...
La fase di asciugatura è inutile se non si sono eseguiti i lavaggi di spurgo e l'estrazioni dei corrosivi, perchè si toglie l'umidità ma non i corrosivi, che una volta tornati a contatto con l'umidità, riprenderanno il processo di ossidazione nelle nostre vetrine.
Quando il ferro spurga la ruggine umida è il sintomo di umidità e di corrosione in atto, quindi va subito intrapresa l'operazione di pulizia-lavaggio-spurgamento e non lasciare fare le goccioline perchè quando smetteranno di prodursi non vorrà dire che l'ossidazione si sarà fermata, ma solo che sarà rallentata perchè l'umidità del pezzo è diminuita e così anche i sali. Ma questo è solo un effetto macroscopico evidente, mentre nella realtà avviene che i sali corrosivi ci sono ancora e l'umidità pure, anzi il fatto di lasciare spurgare l'umido a contatto con l'aria e quindi l'ossigeno non fa altro che compromettere il pezzo ancora più rapidamente di quanto lo faccia il terreno (pezzi che dopo i trattamenti cominciano a risfaldarsi ).
E' per questo che il restauro andrebbe cominciato sul sito di scavo con gli accorgimenti suddetti (immediato essiccamento o immersione in soluzione riducente), quindi una volta rentrati a casa, procedere con i lavaggi con acqua deareata con inibitori e chelanti dei metalli corrosivi.
4) C'è poi la fase di stabilizzazione-inibizione (in parte già rientrante nei lavaggi e nella decapazione), che si basa nell'usare olii (vegetali, da armi sintetici ecc..), convertitori di ruggine (ferox=bianco simile a yogurt ma non va in profondità se non pochi 10imi di mm), fosfatanti (remox=acido fosforico), tannitanti (come il fertan, a base di acido tannico, polverizza la ruggine e lascia la brunitura nera, l'ho provato e non è male però non è il colore del pezzo d'origine, ma più scuro. Il fertan penetra molto in profondità fino agli strati più interni e con l'acqua si attiva e polverizza, il trattamento può richiedere anche mesi...)
Poi si possono dare gli inibitori della corrosione, questi essenzialmente formano dei composti stabili con i composti corrosivi, inattivandoli e bloccando il proseguire della corrosione...Si può usare il BTA (benzotriazolo) anche nei ferri ma soprattutto nelle leghe di rame, ma il suo utilizzo è tra i più pericolosi, infatti servirebbero delle cappe di aspirazione e in più dopo il trattamento il pezzo andrebbe lasciato sotto cappa per il tempo necessario a evaporare il BTA non legato (metodo quindi impraticabile se non a rischio della salute)
5* solo per pezzi molto compromessi) Poi si passa al consolidamento, se si hanno pezzi molto compromessi dalla corrosione, e li vanno usati polimeri come il paraloid (copolimero acrilico) in abbinamento anche a fibra di vetro per indurire la struttura...Tutto ciò va fatto quando il pezzo è totalmente desalinizzato, in quanto il processo di consolidamento è irreversibile, e se sotto ci lasci i corrosivi, questi ripartiranno e distruggeranno il pezzo...
L'ultima fase è quella della protezione superficiale, dall'umidità.
Qui si possono usare sostanze che proteggono totalmente dall'umidità oppure parzialmente.
Quindi si usa:
- Paraloid B48N e B72 su ferri stabilizzati;
- Cere microcristalline e paralloid B44 su ferri stabilizzati totalmente e parzialmente
- Paraffine sciolte, vernici nitrocellulosiche (molto usati per i manufatti di scavo).
Per ferri ancora non del tutto stabilizzati si usa cosmolloid 80H che è una cera microcristallina, da fondere a 120 gradi, e il pezzo preventivamente essiccato, ci va immerso totalmente e lasciato per un pò di tempo.
Oppure si può dare a pennello, è più semplice come pratica ma meno efficacie (con l'iimersione dai tempo di penetrare), però se saputa dare bene, riesce a penetrare e raggiungere pezzi sotto squadro..
Le cere microcristalline isolano totalmente il pezzo mentre le resine acriliche come alcuni paraloid non isolano totalmente e quindi sono permeabili parzialmenet all'umidità, per questo si danno le cere microcristalline a pezzi non totalmente stabilizzati, per l'impossibilità di avere estratto completamente i cloruri (per impedire all'acqua di entrare e riattivare la corrosione dovuta alla reazione con i sali ancora contenuti dentro il metallo)..
La resina acrilica (smalti e vari paraloid) si danno a pezzi stabilizzati cioè che non hanno più sali dannosi al loro interno e quindi non è necessaria una totale impermeabilità...Le resine si applicano facilmente mentre le cere microcristalline ci vuole più cura e capacità.
In definitiva, la cera microcristallina (magari mescolata con una percentuale di inibitore della corrosione) è di gran lunga la soluzione migliore per trattare i ferri da scavo, soprattutto per la possibile presenza di sali che non sono stati tolti nonostante i lavaggi e le stabilizzazioni (ferri parzialmente stabilizzati appunto), ma è ottima anche per i pezzi già stabili. Se conservati all'interno, i pezzi trattati con cere microcristallie durano molto (i trattamenti) anche se la loro resistenza ad urti ecc non è altissima, cioè si graffiano se vengono intaccate ad esempio, però questo lo fanno anche le resine nonostante siano più resistenti.
I trattamenti con le cere possono durare anche molti anni prima di rifarli
I trattamenti con olii vegetali o derivati dal petrolio vanno rinnovati una o due volte all'anno.
Non ci sono delle regole assolute, ma dei protocolli maturati dalle esperienze di restauratori ad alti livelli, da applicare sempre tenendo in considerazione il pezzo che ti trovi davanti, e soprattutto il suo stato di conservazione, e come verrà conservato nel futuro
Considerando che questo primo restauro è pressochè poco praticabile (o perchè non se ne è a conoscienza o perchè troppo pigri noi metallari) e quindi si passa direttamente all'altro, a casa...
1) Il primo punto è sgrossare con pulitura meccanica con martelli bisturi minitrapani minipercussori, microsabbiatura, bisturi e vasche a ultrasuoni ecc..o con soluzioni chimiche, magari a base di acido fosforico, ma mai acido cloridrico perchè rilascia cloruri, principali responsabili della corrosione, e anche dopo molti lavaggi è difficile toglierli..
Per ammorbidire i prodotti di corrosione (cioè le scaglie e le bolle) si può dare olio di paraffina ecc...
2) Dopo la pulitura c'è il lavaggio che in generale va bene con acqua deionizzata per i metalli, ma per il ferro nello specifico no, almeno di non utilizzare acqua deareata (cioè distillata con l'aggiunta di un prodotto che toglie l'ossigeno disciolto), perchè il principio è togliere la fonde di ossigeno, ovvero l'ossidante...
Il lavaggio (anche molti e duraturi, ad alte temperature tipo 60-90° e volendo anche a spruzzo) serve a spurgare parte dei componenti della corrosione ma non tutti, soprattutto i cloruri...
Il lavaggio può essere abbinato a acqua d. e inibitori della corrosione
Altro lavaggio da eseguire è con soda caustica 0,5 Molare (cioè circa 20 gr/litro)
Per decapare (CIOè TOGLIERE I CORROSIVI DAL PEZZO e derugginire) si possono usare soluzioni di EDTA (chelante di vari metalli= cioè le cattura e le complessa poi con il lavaggio si spurgano, acido ortofosforico acido citrico ecc...1 parte di ammoniaca e 4 di acqua ossigenata al 30 %
Oppure usare l'elettrolisi in soluzione di sodacaustica al 2%, tensione 2 volt e ampere 10. Attenzione ai tempi e alla pratica elettrolitica, perchè essendo molto aggressiva se non controllata si può stravolgere l'identità del manufatto, e portarlo allo stato di pulitura a specchio, antiestetica e antistorica
3) Poi dovresti asciugare bene il pezzo (i professionisti usano le IR=infrarossi) senza però ventilarlo, oppure si possono mettere in forno...
La fase di asciugatura è inutile se non si sono eseguiti i lavaggi di spurgo e l'estrazioni dei corrosivi, perchè si toglie l'umidità ma non i corrosivi, che una volta tornati a contatto con l'umidità, riprenderanno il processo di ossidazione nelle nostre vetrine.
Quando il ferro spurga la ruggine umida è il sintomo di umidità e di corrosione in atto, quindi va subito intrapresa l'operazione di pulizia-lavaggio-spurgamento e non lasciare fare le goccioline perchè quando smetteranno di prodursi non vorrà dire che l'ossidazione si sarà fermata, ma solo che sarà rallentata perchè l'umidità del pezzo è diminuita e così anche i sali. Ma questo è solo un effetto macroscopico evidente, mentre nella realtà avviene che i sali corrosivi ci sono ancora e l'umidità pure, anzi il fatto di lasciare spurgare l'umido a contatto con l'aria e quindi l'ossigeno non fa altro che compromettere il pezzo ancora più rapidamente di quanto lo faccia il terreno (pezzi che dopo i trattamenti cominciano a risfaldarsi ).
E' per questo che il restauro andrebbe cominciato sul sito di scavo con gli accorgimenti suddetti (immediato essiccamento o immersione in soluzione riducente), quindi una volta rentrati a casa, procedere con i lavaggi con acqua deareata con inibitori e chelanti dei metalli corrosivi.
4) C'è poi la fase di stabilizzazione-inibizione (in parte già rientrante nei lavaggi e nella decapazione), che si basa nell'usare olii (vegetali, da armi sintetici ecc..), convertitori di ruggine (ferox=bianco simile a yogurt ma non va in profondità se non pochi 10imi di mm), fosfatanti (remox=acido fosforico), tannitanti (come il fertan, a base di acido tannico, polverizza la ruggine e lascia la brunitura nera, l'ho provato e non è male però non è il colore del pezzo d'origine, ma più scuro. Il fertan penetra molto in profondità fino agli strati più interni e con l'acqua si attiva e polverizza, il trattamento può richiedere anche mesi...)
Poi si possono dare gli inibitori della corrosione, questi essenzialmente formano dei composti stabili con i composti corrosivi, inattivandoli e bloccando il proseguire della corrosione...Si può usare il BTA (benzotriazolo) anche nei ferri ma soprattutto nelle leghe di rame, ma il suo utilizzo è tra i più pericolosi, infatti servirebbero delle cappe di aspirazione e in più dopo il trattamento il pezzo andrebbe lasciato sotto cappa per il tempo necessario a evaporare il BTA non legato (metodo quindi impraticabile se non a rischio della salute)
5* solo per pezzi molto compromessi) Poi si passa al consolidamento, se si hanno pezzi molto compromessi dalla corrosione, e li vanno usati polimeri come il paraloid (copolimero acrilico) in abbinamento anche a fibra di vetro per indurire la struttura...Tutto ciò va fatto quando il pezzo è totalmente desalinizzato, in quanto il processo di consolidamento è irreversibile, e se sotto ci lasci i corrosivi, questi ripartiranno e distruggeranno il pezzo...
L'ultima fase è quella della protezione superficiale, dall'umidità.
Qui si possono usare sostanze che proteggono totalmente dall'umidità oppure parzialmente.
Quindi si usa:
- Paraloid B48N e B72 su ferri stabilizzati;
- Cere microcristalline e paralloid B44 su ferri stabilizzati totalmente e parzialmente
- Paraffine sciolte, vernici nitrocellulosiche (molto usati per i manufatti di scavo).
Per ferri ancora non del tutto stabilizzati si usa cosmolloid 80H che è una cera microcristallina, da fondere a 120 gradi, e il pezzo preventivamente essiccato, ci va immerso totalmente e lasciato per un pò di tempo.
Oppure si può dare a pennello, è più semplice come pratica ma meno efficacie (con l'iimersione dai tempo di penetrare), però se saputa dare bene, riesce a penetrare e raggiungere pezzi sotto squadro..
Le cere microcristalline isolano totalmente il pezzo mentre le resine acriliche come alcuni paraloid non isolano totalmente e quindi sono permeabili parzialmenet all'umidità, per questo si danno le cere microcristalline a pezzi non totalmente stabilizzati, per l'impossibilità di avere estratto completamente i cloruri (per impedire all'acqua di entrare e riattivare la corrosione dovuta alla reazione con i sali ancora contenuti dentro il metallo)..
La resina acrilica (smalti e vari paraloid) si danno a pezzi stabilizzati cioè che non hanno più sali dannosi al loro interno e quindi non è necessaria una totale impermeabilità...Le resine si applicano facilmente mentre le cere microcristalline ci vuole più cura e capacità.
In definitiva, la cera microcristallina (magari mescolata con una percentuale di inibitore della corrosione) è di gran lunga la soluzione migliore per trattare i ferri da scavo, soprattutto per la possibile presenza di sali che non sono stati tolti nonostante i lavaggi e le stabilizzazioni (ferri parzialmente stabilizzati appunto), ma è ottima anche per i pezzi già stabili. Se conservati all'interno, i pezzi trattati con cere microcristallie durano molto (i trattamenti) anche se la loro resistenza ad urti ecc non è altissima, cioè si graffiano se vengono intaccate ad esempio, però questo lo fanno anche le resine nonostante siano più resistenti.
I trattamenti con le cere possono durare anche molti anni prima di rifarli
I trattamenti con olii vegetali o derivati dal petrolio vanno rinnovati una o due volte all'anno.
Non ci sono delle regole assolute, ma dei protocolli maturati dalle esperienze di restauratori ad alti livelli, da applicare sempre tenendo in considerazione il pezzo che ti trovi davanti, e soprattutto il suo stato di conservazione, e come verrà conservato nel futuro
http://www.antichitabelsito.it/prodotti_pulizia_metalli.htm