Sviluppato nel 1918 per il bombardamento antipersonale.
Si tratta di un adattamento della torpedine Bettica terrestre, a cui è stata tagliata la parte cilindrica iniziale contenente la carica di lancio e la parte distanziale centrale con la miccia.
La strozzatura del tubo era poi filettata e vi veniva avvitata una spoletta derivata dalla universale tipo olergon.
Il funzionamento era assai semplice.
La spoletta era dotata di una spina di sicura di trasporto che veniva tolta al momento del caricamento nel contenitore di lancio e la bomba rimaneva in sicurezza grazie ad una fascia esterna che fermava i pioli che bloccavano la catena di percussione, a sua volta leggermente caricata da una molla.
La fascia era poi vincolata all' interno del contenitore.
Il contenitore era un insieme di tavolette vincolate tra di loro con delle fasce di tessuto, su ogni tavoletta si fissava una "Bettica" e poi si avvolgeva sulle spallette laterali fino a formare un esagono.
Quindi erano sei le bettica per ciascun contenitore.
Il tutto chiuso con un chiavistello che fungeva anche da comando di sgancio.
Liberando il chiavistello il contenitore si srotolava facendo fuoriuscire le bombe che cadendo si liberavano della sicura e per effetto dll' aria e della gravitaà i pioli cadevano lasciando libero il percussore di impattare sulla capsula al contatto col terreno.
Esistevano "Bettica" di varie lunghezze in base al contenitore ed al tipo di aereo sul quale si montavano.
Grazie alla sua leggerezza si potevano caricare molti spezzoni che al contatto col terreno non vi affondavano ed esplodendo spazzavando una superfice letale utile di circa 50 metri a bomba.
DIMENSIONE |
MATERIALE |
CARICAMENTO |
diametro 38 mm |
tubo in ferro |
Le foto sono state tratte dal libro "Gli artigli delle aquile" di Filippo Cappellano, Basilio Di Martino, Bruno Marcuzzo edito da aeronautica militare ufficio storico.
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