Durante la guerra Italo-Turca, nella campagna di Libia.
Il 1 Novembre 1911 il tenete Giulio Gavotti a bordo di un "Etrich Taube" effettuò il primo bombardamento aereo della storia.
in primo piano Giulio Gavotti
Fino ad allora alla forza aerea era relegato il ruolo di ricognizione e di osservazione per la direzione del tiro delle artiglierie, con questo gesto l' aereo assumerà un ruolo attivo di arma vera e propria.
Furono utilizzate quattro bombe "Cipelli" dal peso di 1,5 kg, dotate di una spoletta ad impatto con detonatore al fulminato di mercurio.
Il lancio avveniva manualmente, si impugnava la bomba, si toglieva la sicura così da liberare la spoletta e si lasciava cadere fuori la bomba.
Dalla “Gazzetta del Popolo” Venerdì 3 Novembre 1911
Come sono composte e lanciate le bombe dagli aeroplani
Come l’aviatore Gavotti
riuscì a gettare 4 bombe nel campo nemico.
... Il Messaggero dice che le granate al picrato di potassio, di cui il tenente Gavotti ha fatto impiego militare dall’aeroplano, sul campo di Tripoli, sono il risultato di lunghi studi e molteplici esperimenti del tenente di vascello Carlo Cipelli, nel silurificio di San Bartolomeo.
Il Cipelli rimase però vittima egli stesso della sua invenzione, poiché tre anni or sono mentre nel balipedio di Viareggio stava procedendo alla carica di una di queste granate, l’esplosivo terribile detonava, uccidendo in modo orribile il valoroso ufficiale, nonché il collega mazzuoli che gli era vicino, ed un operaio dell’officina.
Come sono fatte
composte e lanciate le bombe dall’aeroplano.
Le bombe che il tenente Gavotti ha lanciato dall’alto del suo monoplano sono di tipo studiato per aviazione dalla marina, e sono costruite a Spezia. Consistono in un involucro sferico d’acciaio poco più grande di un arancio, pieno di alto esplosivo. Una pallina di ferro, lasciata libera all’interno, al momento opportuno urta, quando la bomba tocca il suolo, contro il fulminante, provocandone l’esplosione. Questa pallina è tenuta ferma da una molla che si deve estrarre all’istante del getto, e la pressione della mano stringe il piccolo cerchio, che mantiene la pallina immobile nel breve attimo che passa fra l’estrazione della molla e il lancio. Il tenente Gavotti preso il suo astuccio da toilette vi ha disposto quattro granate. Fissato l’astuccio chiuso con una cinghia al fusellage del suo Etrich, ha messo una bomba in tasca, in un’altra gli innesti fulminanti ed in un’altra ancora i tappi. Quindi ha preso il volo portandosi sopra il nemico. Giuntovi ha preso la bomba e, messala fra le ginocchia, vi innestava un fulminante e vi fissava il tappo. Doveva lavorare con una mano sola perché il motore inesatto lo costringeva a manovrare. Passando sopra un gruppo nemico ha strappato la molla coi denti ed ha lanciato la bomba al disopra dell’ala destra. Per due secondi, attraverso il fondo di celluloide dell’aeroplano ha seguito la caduta della granata e fatto un virage ha scorto una grande nuvola nera e fuga di gente.
1 Novembre. Ho deciso di tentare oggi di lanciare delle bombe dall’aeroplano. E’ la prima volta che si tenta una cosa di questo genere e se riesco sarò contento di essere il primo. Appena è chiaro sono nel campo. Faccio uscire il mio apparecchio. Vicino al seggiolino ho inchiodato una cassettina di cuoio; la fascio internamente di ovatta e vi adagio sopra le bombe con precauzione. Queste bombette sono sferiche e pesano circa un chilo e mezzo. Nella cassetta ne ho tre; l’altra la metto nella tasca della giubba di cuoio. In un’altra tasca ho una piccola scatoletta di cartone con entro quattro detonatori al fulminato di mercurio. Parto felicemente e mi dirigo subito verso il mare. Arrivo fin sopra la “Sicilia” ancorata a ovest di Tripoli dirimpetto all’oasi di Gurgi poi torno indietro passo sopra la “Brin”, la “Saint Bon” la “Filiberto” sui piroscafi ancorati in rada. Quando ho raggiunto 700 metri mi dirigo verso l’interno. Oltrepasso la linea dei nostri avamposti situata sul limitare dell’oasi e mi inoltro sul deserto in direzione di Ain Zara altra piccola oasi dove avevo visto nei giorni precedenti gli accampamenti nemici (circa 2000 uomini). Dopo non molto tempo scorgo perfettamente la massa scura dell’oasi che si avvicina rapidamente. Con una mano tengo il volante, coll’altra sciolgo il corregile che tien chiuso il coperchio della scatola; estraggo una bomba la poso sulle ginocchia. Cambio mano al volante e con quella libera estraggo un detonatore dalla scatoletta e lo metto in bocca. Richiudo la scatoletta; metto il detonatore nella bomba e guardo abbasso. Sono pronto. Circa un chilometro mi separa dall’oasi. Già vedo perfettamente le tende arabe. Vedo due accampamenti vicino a una casa quadrata bianca uno di circa 200 uomini e, l’altro di circa 50. Poco prima di esservi sopra afferro la bomba colla mano destra; coi denti strappo la chiavetta di sicurezza e butto la bomba fuori dall’ala. Riesco a seguirla coll’occhio per pochi secondi poi scompare. Dopo un momento vedo proprio in mezzo al piccolo attendamento una nuvoletta scura. Io veramente avevo mirato il grande ma sono stato fortunato lo stesso; ho colpito giusto. Ripasso parecchie volte e lancio altre due bombe di cui però non riesco a constatare l’effetto. Me ne rimane una ancora che lancio più tardi sull’oasi stessa di Tripoli. Scendo molto contento del risultato ottenuto. Vado subito alla divisione a riferire e poi dal Governatore gen. Caneva. Tutti si dimostrano assai soddisfatti.
In seguito si passò ad utilizzare le bombe Aasen A2, molto più efficaci.
Per il lancio si procedeva sempre manualmente mà la sicura si sganciava automaticamente essendo vincolata da un filo all' aereo.
La nostra aviazione proseguì nel suo sviluppo e in Febbraio, ad un Blériot XI fu applicato sulla fiancata un tubo attraverso cui far cadere le bombe Bontempelli, studiate appositamente per l'impiego aeronautico.
Venne poi realizzato da Alessandro Cagno, un rudimentale dispositivo di mira, formato da una tabella graduata che dava un'inclinazione precisa alla cassetta o al tubo lanciabombe.
Era nato il primo sistema completo da bombardamento aereo.